I FRESCHI/

Microcamere – Ambienti Under 20

Graphic: Benedetta Storchi

I risultati di un’indagine sui disagi dell’attuale situazione a partire dai sogni di ragazzi adolescenti. I sogni che popolano le loro notti, ma anche quelli ad occhi aperti proiettati su un futuro prossimo. Queste testimonianze sono state raccolte all’interno di Microcamere. Ambienti Under 20, il racconto di stati d’animo e al tempo stesso di un sentire comune che emerge dall’inconscio onirico di chi si trova a vivere le medesime condizioni storiche.

Testi e racconti originali: Anna R., Mattia A., Lorenzo C., Nora B., Alice H., Raffaella G., Camilla D., Alessandro M., Elisabetta C., Sharon T., Greta S., Anita S., Melissa L., Mariasole B., Anna B., ChiaraEleonoraD., Klejdi K., Emmanuel… Sofia M., Giorgia F., Veronica G., Alice S., Giada M., Irene C., Francesca S., Arianna F., Elena P.
Regia: Lorenzo Immovilli
Letture: Benedetta Storchi

“Sogno in modo ricorrente una folla che si allontana sotto i miei occhi e io non riesco a raggiungerla”. Quando potremo finalmente tornare a immergerci nella folla? Perché non rendere festa nazionale il giorno in cui finisce la pandemia e organizzare concerti in tutto il mondo? E poi, cosa portarsi dietro una volta che finirà la pandemia? Forse la consapevolezza che piccoli gesti che ora ci sembrano lontanissimi, come un abbraccio, non sono affatto scontati.

Per i ragazzi abituati a uscire il sabato sera, ad avere tanti contatti con gli amici le condizioni dovute al Covid hanno comportato uno stravolgimento radicale della vita. D’altra parte ciò ha portato a conoscere meglio le persone con cui si condivide la quotidianità e a non dare per scontate nemmeno le piccole cose che abbiamo sempre considerato normalità.

C’è chi nella quarantena ha trovato anche spazi per rilassarsi, per rallentare il ritmo frenetico del quotidiano tran tran e tornare a respirare, chi invece non sa che fare perché sente che non sta vivendo la propria vita. O chi, non riconoscendosi in un mondo che ti vuole sempre impeccabile e indistruttibile, racconta una generazione che sembra non sentire nulla, ma che in fondo cerca solo spazi per poter sbagliare e per sentirsi “viva fino a essere radioattiva”.

Come si ridefiniscono i rapporti con la famiglia in questi lunghi mesi di stretta convivenza tra generazioni? Alcuni cercano ogni scusa per uscire di casa. Altri proiettano le loro aspettative sulla vita dopo la pandemia, in un futuro prossimo fuori dalle mura domestiche, una vita indipendente, in un mondo che si vorrebbe senza razzismo, sessismo, omofobia e consumo del nostro pianeta.

La perdita di socialità ha portato talvolta a riscoprire relazioni più intime e a ridefinire cosa significhi stare da soli. L’incubo ricorrente di perdere qualche persona cara, l’angoscia e i sensi di colpa per paura di esserne la causa: sentimenti che si riversano anche, o forse soprattutto, nei sogni.

Mancando la possibilità fare sport, vedere amici e intrattenere attività sociali, ora la scuola sembra occupare completamente i pensieri dei ragazzi, tanto da trasformarsi in sogno ricorrente, o forse incubo, di molti. Alcuni invece affidano i loro sogni alle delizie gastronomiche che si trasformano in dolci interpreti di emozioni e preoccupazioni.

Qualcuno sogna colori che associa a rabbia, tristezza o pesantezza. Qualcun altro di volare, di essere immerso nella natura: sono sensazioni che dall’inconscio si trasferiscono al desiderio consapevole di un futuro che vorrebbe preservare ogni dettaglio della natura e goderne, ma che sa di dover ancora affrontare momenti e un futuro pieno di incognite.

In piena epoca social, è pressante l’obbligo per le giovani generazioni di mostrare se stessi, o almeno la parte più bella e gioiosa di sè, e di conseguenza venir sottoposti allo sguardo e al giudizio altrui. Anche questo a volte rivelano i sogni, insieme alla realtà di un presente minaccioso, confuso e senza certezze, che rende difficile nutrire vere aspettative per il futuro.

In piena epoca social, è pressante l’obbligo per le giovani generazioni di mostrare se stessi, o almeno la parte più bella e gioiosa di sè, e di conseguenza venir sottoposti allo sguardo e al giudizio altrui. Anche questo a volte rivelano i sogni, insieme alla realtà di un presente minaccioso, confuso e senza certezze, che rende difficile nutrire vere aspettative per il futuro.

Poi ci sono i sogni che non ti trasportano altrove, ma che riproducono esattamente la realtà così, amplificando il senso di oppressione di una mascherina che non puoi mai togliere o di una città vuota dove mancano le persone. Una normalità che è fatta di silenzi, di solitudine dentro casa e di piccoli gesti come raccogliere fiori per sentirsi meglio.

Sentirsi come fantasmi, morti viventi, impossibilitati a vivere davvero. Alcuni ragazzi cominciano a domandarsi: “Sto vivendo, o sono solo vivo?”.
Mai più di adesso si avverte il bisogno di qualcosa che smuova, che dia una nuova forza, quasi un senso. Qualcosa che infonda il coraggio di tornare alla propria vita.