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La città nella città

Ci sono quei luoghi che hanno un potere di attrazione quasi catartico: le Officine Meccaniche Reggiane sono uno di questi.

Tra i capannoni di questo spazio infinito a Reggio Emilia è andata in scena la storia degli uomini del Novecento, tanto da diventare una leggenda.

Sono molti gli aneddoti che sono passati di bocca in bocca alle persone che hanno varcato la soglia di quella che definiamo la città nella città e ognuno ha aggiunto un tassello interpretativo in più perché era troppo bello sentirsi parte di quel posto.

Questo racconto nasce da lontano, una storia di persone che, pur senza conoscersi, pur provenendo da paesi diversi, hanno percorso le stesse strade e guardato il cielo dalla stessa angolazione.

Un altrove, apparentemente silenzioso da fuori, che ha accolto al suo interno abitanti temporanei, un museo a cielo aperto di opere d’arte, prime volte e ultime chance.

Questo podcast nasce per raccontare la storia della città nella città, in bilico tra un passato glorioso e un futuro ancora da scrivere.

Alle Officine Meccaniche Reggiane, tra il 1950 e il 1951, è andata in scena la più grande occupazione operaia della storia del Novecento in Italia.

Una storia di sconfitte, ma non di perdenti e a raccontare alcuni momenti emblematici è Airone Polo, il cui padre Guido è stato capo delle meccaniche generali delle Reggiane.

Attraverso le sue parole, anche chi non è di Reggio Emilia, può immediatamente cogliere il valore che ha avuto questa fabbrica: non si trattava solamente di un luogo di produzione industriale, ma di un luogo di aggregazione, di produzione culturale, di occupazione, di lotta, di affetti.

La città nella città è una fabbrica, immensa, sterminata: una fabbrica che accoglie, una fabbrica che non giudica, ma che dall’esterno può incutere timore.

Ed è proprio tra questi capannoni che dal 2012 si sono mossi nuovi passi e sentite parole in lingue diverse, ma ben mescolate.

Un nuovo capitolo delle Reggiane ha avuto inizio o forse si è trattato di una evoluzione contemporanea. Quello che devi sapere però è che sui muri sono state raccontate e tramandate nuove storie da tutto il mondo e a parlarcene è Simone Ferrarini, operatore culturale e uno dei protagonisti di questo nuovo e memorabile capitolo.

Quando scopri la città nella città, tutto cambia: anche le motivazioni che ti avevano spinto ad entrare, di colpo, svaniscono.

E quando un incontro casuale si trasforma in una storia molto più lunga, non può che lasciare una traccia indelebile.

Questo è quello che è successo a Rhiot, un writer vandalico che proprio tra gli spazi delle Reggiane ha scoperto un atlante umano ricchissimo e variegato.

Perché la città nella città è un luogo accogliente per le persone che la società ha scelto di non vedere.

Nori ha 25 anni e quando è entrato per la prima volta alle Regi, come ama chiamarle lui, ha capito subito di trovarsi davanti a qualcosa di vivo, animato, con una voce potente da ascoltare.

Per lui la città nella città è stata un veicolo di apprendimento e una fonte di ispirazione importante.

Una leggenda conosciuta non solo in Italia, ma in tutta Europa, che ha segnato un capitolo importante della storia dell’arte urbana.

Ma quale sarà il futuro di questa leggenda?